
Un opuscolo, di otto pagine, stampato dalle Acli di Mantova nel 1945 riporta integralmente il discorso del “Papa ai lavoratori” dell’11 marzo di quell’anno, che segna la nascita delle Acli.
Come è noto, le Acli hanno tanti genitori (la Chiesa, la Dc, l’Azione Cattolica…) ed una incerta data di nascita.
Le Acli muovono i loro primi passi nel corso di quattro incontri che si tengono a Roma dal 14 giugno al 5 luglio 1944, proprio all’indomani della firma del Patto di Roma che istituisce il sindacato italiano CGIL Unitaria.
Per questo alcuni fanno risalire la fondazione alla prima uscita pubblica: un convegno, cui partecipano rappresentanti di diverse regioni del Mezzogiorno liberato, svoltosi a Roma dal 26 al 28 agosto 1944, nel convento di Santa Maria sopra Minerva.
Questa non era però l’idea degli stessi fondatori che, celebrando il decennale nel 1955, evidentemente fissarono la nascita delle Acli al Primo convegno dell’Italia liberata del marzo 1945, occasione che vide anche l’investitura formale del Pontefice Pio XII.
Crediamo che la differenza di vedute sia nella stessa idea di Acli: l’associazione in quanto tale nasce sicuramente nel 1944 ma solo nel 1945 essa prende corpo “fisicamente” con la nascita delle realtà territoriali ufficialmente costituite e “popolate”.
Il convegno dell’Italia liberata si tiene dall’8 all’11 marzo 1945, a Roma, al Collegio Pio Latino Americano. Partecipano rappresentanti di 79 realtà territoriali del centro-sud per un totale di 200 convegnisti: in presidenza ci si lamenterà della scarsa partecipazione, ma i tempi non permettevano ancora grandi spostamenti.
L’11 marzo, al termine del convegno, Pio XII riceve le Acli in udienza e per l’occasione vengono aggiunti, agli scarsi convegnisti, anche 5000 lavoratori romani.
L’introduzione dell’opuscolo delle Acli di Mantova ben fa comprendere il clima di quel giorno: “Alle 10,30 arriva il Papa, accolto da una grande ovazione. Egli parla al folto uditorio che lo ascolta nel massimo raccoglimento; quindi chiama a sè i dirigenti e gli organizzatori delle A.C.L.I., e i rappresentanti di varie categorie: tramvieri, ferrovieri, operai della nettezza urbana di Roma (che si recheranno spesso dal Papa e avranno con lui un rapporto davvero speciale – ndr) , impiegati di varie aziende, a tutti rivolge la sua parola paterna, con tutti si dimostra ciò che fu acclamato, e che veramente è: il Papa dei lavoratori”.
Pio XII fa un lungo discorso, di grande spessore. Definisce per la prima volta le Acli “cellule dell’apostolato cristiano moderno” nel senso che “nel mondo del lavoro dove i nemici di Cristo mettono a profitto tutte le difficoltà e le questioni della vita operaia per guadagnare l’anima del lavoratore cristiano”, esse, “mantengono, coltivano e custodiscono il fondamento religioso e morale della vita”.
Il Papa parla anche dell’unità sindacale: “Si è avuta di recente in Italia la costituzione dell’unità sindacale. Non possiamo se non attendere e augurare che le rinunzie consentite con la loro adesione anche da parte dei cattolici non arrechino danno alla loro causa ma portino il frutto sperato in tutti i lavoratori”.
“La condizione fondamentale – prosegue Pio XII – è che il sindacato si mantenga nei limiti del suo scopo essenziale che è quello di rappresentare e difendere gli interessi dei lavoratori nei contratti di lavoro. Ma esso non deve oltrepassare quei limiti senza cagionare grave pregiudizio a se stesso”.
Il Papa non si ferma qui. Riprende le parole pronunciate da Giuseppe Di Vittorio nella sua relazione al congresso di Napoli della Cgil. Di Vittorio aveva pronunciato un discorso memorabile: “Permettetemi di rendere omaggio ai lavoratori e dirigenti cattolici i quali portando nel nostro movimento sindacale il loro soffio di spiritualità evangelica, questo sentimento profondo di umanità, di rispetto della persona umana, non possono che far bene a tutto il movimento sindacale”.
Ma il Papa rilancia: “I dirigenti del nuovo sindacato unico hanno riconosciuto l’altissimo contributo spirituale che i lavoratori cattolici portano all’opera della Confederazione e hanno reso omaggio al “soffio di spiritualità evangelica” che essi infondono nella Confederazione stessa, per il bene di tutto il movimento operaio… Questo significa far prevalere i principi della giustizia, secondo l’ordine stabilito da Dio nel mondo, sulla forza puramente meccanica delle organizzazioni, l’amore e la carità sull’odio di classe… Agli aclisti è affidato un ruolo di impulso, vigilanza, preparazione e perfezionamento nei riguardi del lavoro sindacale”.
Sul versante esterno il discorso del pontefice ha eco favorevole nelle componenti comunista e socialista della Cgil. Il giornale “Il Lavoro” pubblica un articolo intitolato “Alto riconoscimento del sindacato unitario” in cui Pio XII, definito “papa sindacalista” viene elogiato per “un’ampiezza di vedute e un desiderio di sostenere la causa dei lavoratori che lo pongono sul piano storico tra i più saldi ed efficaci sostenitori dei diritti dei lavoratori”. Ma il giornale cambierà presto idea.
Sul piano interno questo discorso alle Acli del Papa segna una pietra miliare nella storia dell’associazione e, come già detto, per i fondatori rappresenta il sigillo alla sua vera nascita.