
Nella galleria di ritagli de “Il Giornale dei Lavoratori”, sfogliabile in fondo a questo articolo, continua la presentazione della straordinaria varietà di attività predisposte dalle Acli nel 1945, primo anno di vita, quando, dopo la Liberazione del Nord, il Paese è finalmente riunito.
Dopo la presentazione di quelle del primo semestre, eravamo rimasti al viaggio nel Nord Italia intrapreso nel mese di giugno, grazie ad una automobile vaticana, dal presidente Ferdinando Storchi, accompagnato da Giulio Pastore e Luigi Bellotti.
La delegazione centrale tocca Emilia, Veneto, Lombardia e Piemonte, aprendo la stagione della nascita delle Acli settentrionali.
Le visite hanno uno schema collaudato di incontri: vescovi (grazie alla lettera di Montini a nome del Papa), Azione Cattolica, Democrazia Cristiana, Camera del Lavoro.
Lo scopo è quello di costituire velocemente una commissione provinciale provvisoria delle Acli.
Storchi descrive come molto fruttuosi questi incontri a cui seguono, tra luglio e settembre, convegni regionali a Bologna, Padova, Milano e Torino.
Si decide anche di stampare una edizione milanese de “Il giornale dei lavoratori” allo scopo di trattare più puntualmente gli argomenti propri dei lavoratori settentrionali: già il 9 settembre 1945 esce il primo numero.
L’8 e 9 dicembre 1945 si tiene a Roma il secondo consiglio nazionale delle Acli.
Alla fine del 1945, in forte recupero sui dati forniti nella riunione del 19 marzo, si può constatare la presenza di un’organizzazione territoriale capillare costituita da circoli, nuclei aziendali e comitati provinciali.
Nel settembre 1945 i Circoli Acli sono 250 ma con l’innesto del Nord aumentano rapidamente e già all’inizio del 1946 se ne contano 1.846, per salire nel 1947 a 3.690 e nel 1948 a 4.825.
Stessa crescita si registra per i nuclei aziendali: 415 nel 1945, 1109 nel 1946, 4110 nel 1947 e 8612 nel 1948.
Le Acli diventano una forza presente e attiva nei grandi centri come nei piccoli paesi, al nord come al sud. Si organizzano attività tra le più varie che hanno come unico fine il sostegno ai lavoratori ed alle loro famiglie.
A Brescia si organizza l’università popolare, a Bari una scuola per dirigenti sindacali, a Catania il teatro d’arte e la banda Acli, a Cesena le conversazioni sociali, alle Acli di Ferrara si apre il circolo provinciale “dotato di ogni conforto moderno”, a Foligno una filodrammatica e una “orchestrina”.
A Gemmano di Rimini le Acli avviano un corso di ripetizione per i bambini delle elementari, a Jesi pubblicano il giornale “X” che “esce quando gli pare ovverossia quando può”, a Massa Marittima si organizza un ricevimento per i reduci, a Milano le scuole sociali di propaganda, a Pistoia un “corso di orientamento sociale di vaste proporzioni”.
Le Acli di Rimini aprono una mensa “alla quale affluiscono giornalmente non meno di 250 operai della zona”, le Acli di Roma propongono, tra le tante iniziative, un corso di “scrittura con la mano sinistra”, a Sassari si costituiscono 27 cooperative agricole, pescherecce e di consumo, a Siena le Acli organizzano il “sabato ricreativo” che “sbriglia la dinamica fantasia” dei soci, a Taranto si distribuiscono gratuitamente “venti quintali di pesce salato portoghese”, a Torretta di Palermo viene costituita una Cassa Mutua di Soccorso.
Fioriscono dappertutto le gite e le colonie estive per i figli dei lavoratori: se la maggior parte si svolge nelle località marine, ad Ozieri le Acli organizzano una “colonia campestre per 100 bambini poveri”, a Pisa una “colonia fluviale elioterapica”, a Terni una colonia nel bosco per 120 bambini “senza distinzione di fede”.
Un particolare impegno è quello delle donne: a Bologna, Spoleto e Busto Arsizio nascono laboratori di sartoria, a Padova un “laboratorio femminile per la fabbrica di pantofole”, a Torino si tiene un grande convegno sul lavoro femminile, le Acli di Viterbo organizzano, “prima iniziativa in Italia”, un soggiorno ferie completamente gratuito per 44 lavoratrici a San Martino al Cimino. Dopo l’uscita di un servizio sulle nuove molteplici attività delle Acli di Rimini, la locale sezione femminile scrive a “Il Giornale dei Lavoratori” per puntualizzare che “le donne non sono meno degli uomini” e presentare il proprio programma di attività.
L’altro grande fronte di impegno nell’anno 1945 è quello della diffusione del Patronato Acli che prende piede anche al Nord: la sede di Bari viene portata ad esempio per i risultati raggiunti nei primi otto mesi di funzionamento. Ad Avellino “il reverendo Barbarito ha iniziato, per quanto modestamente, il suo lavoro”, a Fermo si costituisce il Segretariato del Popolo che “ben presto si trasformerà in Patronato Acli”. In generale, tutte le sezioni provinciali attiveranno il servizio.
Non mancano, in questo primo anno di vita, i problemi economici. I dirigenti delle Acli sono completamente presi dal “fare” e, in qualche modo, sanno di poter fare affidamento sui fondi vaticani. Ma l’amministratore sottolinea, nelle riunioni di presidenza, che è necessario incrementare le entrate.
Presso la sede centrale viene costituito un “Ufficio attività economiche” impegnato a reperire per i soci i generi di prima necessità non facilmente reperibili sul mercato.
Le Acli mettono a disposizione “una camicia Ausonia in puro lino, modello aperto americano, nonché da potersi chiudere al collo, solo colore bianco, maniche corte” per 1.350 lire oppure una “camicia tipo Volga con petto rinforzato” a 1.900 lire. Molto diffusi, sia a livello centrale che periferico, i pacchi alimentari.
Il bilancio dell’anno 1945 è complessivamente di 3.880.000 lire. Quello preventivo del 1946 salirà a 8.000.000 di lire.