
Grave lutto per le Acli: dopo una breve malattia è scomparso ieri Domenico Lucà, per tutti Mimmo.
Nato 71 anni fa a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, vive la maggior parte della sua vita a Torino, dove si laurea in Scienze politiche e inizia a lavorare alla Regione Piemonte.
Inizia la sua militanza aclista negli anni ‘70 e occupa in tempi brevi livelli di responsabilità sempre più alti, fino a diventare presidente provinciale delle Acli di Torino, dal 1980 al 1989, a soli 26 anni di età.
Chiamato a ruoli centrali, fu vicepresidente nazionale e presidente nazionale del Patronato Acli nei primi anni ‘90.
Nel 1994, candidato nelle liste dei Democratici di Sinistra, viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, dove resterà fino al 2013.
Con passione porta avanti l’esperienza del movimento dei Cristiano Sociali, fondato nel 1993 Pierre Carniti ed Ermanno Gorrieri. Nel 2003 ne diviene coordinatore nazionale e mantiene il ruolo di leader fino allo scioglimento, nel 2017.
Lucà ha mantenuto negli anni solido il suo rapporto con le Acli, che lo avevano visto in sede nazionale nei difficili anni di una tormentata e sostanziale riforma del Patronato Acli.
Negli anni di vita parlamentare non aveva mai fatto mancare il proprio contributo nelle vicende dell’associazione.
Quando era in dissenso non aveva mancato di manifestarlo apertamente. Durissima la lettera inviata al presidente nazionale Andrea Olivero nel dicembre del 2012 a seguito della sua adesione al progetto guidato da Luca di Montezemolo: “Non ci sono parole per descrivere l’imbarazzo e il dolore di questi giorni, nell’assistere alle tue apparizioni televisive da Presidente delle Acli, annunciatore di nuove formazioni politiche, liste, ovvero partiti di centro, di fronte allo stupore e alla incredulità della gran parte degli amici e degli osservatori attenti. Chi ti ha conosciuto in questi anni non ti riconosce e chi ti ha apprezzato non ti capisce. Indignazione e sconcerto. Brutto vedere dappertutto la sigla delle ACLI, strattonata e manipolata nel tritacarne di proiezioni elettorali insondabili, di agende insostenibili, predicazioni poco credibili. Stai tentando, senza alcun mandato in tal senso, di trascinare una storia importante, con i suoi valori, le sue battaglie, la sua alterità sociale e popolare, in un’avventura opinabile, guidata dal protagonista di un mondo che per anni ha guardato a Berlusconi e ai suoi “miracoli”, con sicura benevolenza, senza muovere una foglia. Come hai potuto ingannarci tutti in questo modo, tenerci sulla corda per tutti questi mesi, indicare con il Congresso e con Orvieto altre piste e poi precipitare con pochi altri (visto che Bonanni, più prudentemente, si è già tirato indietro) in un progetto così tanto distante da te e dalla tua storia? Io non penso che il nostro percorso passato, il nostro comune retroterra, con i suoi ideali, la sua gente, le sue aspirazioni, possa seguirti, semplicemente perché quella non e’ la sua casa, la sua sfida, la sua missione”.
Nel 2015 le Acli avevano avviato un importante percorso per salvare il patrimonio di storia, cultura e idee dei Cristiano Sociali, ormai destinati allo scioglimento, e raccoglierlo in un contenitore “al plurale” come base per un ripensamento del ruolo del cattolicesimo sociale e democratico nel Paese. Il nuovo gruppo dirigente, uscito dal congresso nazionale delle Acli del 2016, aveva però cancellato tutto in un colpo prendendo di fatto le distanze da quella proposta.
Lucà, sentendosi escluso (non come persona ma come testimone), lo aveva scritto senza reticenze, come nella riflessione alla vigilia del congresso nazionale delle Acli del 2020: “Un tempo i convegni di studio, i grandi eventi nazionali di confronto e discussione erano aperti anche alla partecipazione dei “reduci ” o dei “riservisti” di un qualche riguardo, ormai fuori dagli organismi dirigenti e lontani dalle turbolenze dell’associazione, ma ad essa ancora legati da un vincolo di identità e di affezione, riconosciuto dai più e, a volte, anche apprezzato. Un tempo… Poi è successo qualcosa e il filo della comunicazione con l’associazione si è allentato, le porte si sono chiuse, i rapporti sono diventati difficili e occasionali. Nessun risentimento, per carità, ma non posso negare il crescente disagio e forse anche la nostalgia per un Movimento che ha generato e accompagnato la mia vocazione politica, nel quale mi sono formato e dal quale ho imparato i fondamentali di un investimento nella vita pubblica durato tanto a lungo. Le Acli mi sono mancate, lo confesso. Agli amici con cui ho mantenuto un qualche rapporto ho cercato di spiegare e da loro ho cercato anche di capire. Ma non è cambiato molto. In ogni caso sono ancora qui, sulla linea di confine “dentro/fuori”, per curiosare e cercare di cogliere ancora qualche buona occasione per riflettere, imparare, riconoscere”.
Lucà è stato protagonista di un impegno sociale, sindacale e politico che affondava le radici nel “Vangelo dei piccoli” e non distoglieva mai lo sguardo dall’idea di giustizia e solidarietà.
Allo stesso tempo, e con la stessa veemenza, si è battuto contro la mortificazione dello spirito critico, contro il disinteresse all’ascolto, contro il moderatismo sulla crisi della democrazia e contro lo spirito rinunciatario sui nuovi volti della questione sociale.