
Le Acli di Trento tornano all’attacco sulle scelte operate dalla Provincia autonoma circa la proposta di legge di assestamento di bilancio che sarà discussa prossimamente in Consiglio provinciale,
“Nella proposta – scrivono le Acli Trentine – mancano veri elementi di innovazione e di coinvolgimento delle comunità nelle politiche di welfare, mentre figurano due dispositivi che hanno unicamente il sapore della propaganda sui temi tanto cari ai governi guidati dalla Lega”.
I 10 anni di residenza (di cui 5 in Trentino) e la dimostrazione di non possedere beni immobili o redditi nel paese di provenienza che saranno richiesti ai cittadini extracomunitari per l’accesso a molti servizi pubblici, secondo le Acli, sono pura propaganda.
La Giunta infatti è sicuramente a conoscenza del fatto che provvedimenti simili sono già stati bocciati dai tribunali lombardi.
Inoltre la stessa amministrazione provinciale e l’Inps, in altre occasioni, hanno ammesso l’impossibilità di gestire in modo realistico la burocrazia derivante da tali misure e la verifica della eventuale documentazione prodotta per dimostrare possesso o assenza di beni o valori in altri paesi, soprattutto in quelli più poveri.
“La scelta di rendere la vita più difficile agli stranieri – proseguono le Acli di Trento – è ancora meno comprensibile se riportata al contesto trentino, caratterizzato da numerosi esempi di buone pratiche sociali e per l’alto livello di trasparenza e di correttezza da parte della pubblica amministrazione nei confronti di tutta la popolazione e gli aventi diritto”.
“Le inutili complicazioni – dice ancora l’associazione – l’eccesso ed il puntiglio burocratico previsti nella nuova legge di assestamento hanno il chiaro obiettivo di scoraggiare le richieste di intervento pubblico e creano di fatto una situazione di palese discriminazione, di ingiustizia, di erosione dei diritti e di diseguaglianza che impediscono una sana integrazione, oltre a danneggiare i cittadini stranieri extracomunitari che vivono e lavorano nella nostra terra e che, come tali, rappresentano una risorsa fondamentale per il nostro futuro”.
“Chiudere il Trentino dentro un orizzonte di omologazione tipico delle vicine regioni veneta e lombarda – concludono le Acli provinciali di Trento – riferendoci a modelli sociali che nulla hanno a che fare con le nostre tradizioni democratiche, mutualistiche e solidaristiche, è proprio il contrario di quanto serve oggi per dimostrare il valore e l’utilità della nostra autonomia“.